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Uno scritto a caso

L'ANIMA SPEZZATA
[scritto] 25 DICEMBRE 2013
Ornella
11.01.2014

Storie di Vally Sabbà  III capitolo

I taralli di zia Teresa

I taralli di Teresa

"Sveglia, zia Sanna! Adesso sei tu che non ci sei. Non mi ascolti e sei distratta. Mi dirai la prossima volta a cosa stavi pensando, perché devo andare da Teresa.
Mi lanciò un bacio soffiando sulle punte delle dita e corse via.
Teresa era una donna semplice, spontanea, spesso troppo spontanea, ma con lei si andava sicuri: bastava assecondarla nei suoi logorroici discorsi, e avrebbe donato, non soltanto i suoi taralli, ma tutta se stessa. Del resto, inutile contraddirla, ché andava aventi con i suoi convincimenti.
"Ti devo insegnare come si fanno i miei taralli!", mi comunicò, il mio primo giorno di vacanze alla Marina.
"Non ora, ti prego! Ora voglio solo rilassarmi!", quasi la supplicai, affinché mi lasciasse in pace"
Come avessi parlato al muro, imperterrita, incominciò ad elencarmi le varie fasi di preparazione. .
"La parte più difficile è la doratura, ma se ti siedi accanto al forno e li tieni d'occhio tutto il tempo, avrai dei taralli croccanti e profumati."
"E se bussano alla porta?"rassegnata, tuttavia dispettosa, la interruppi: in qualche modo dovevo farle pagare la sua invadenza.
"Lascia che bussino."
"Se il telefono squilla?"
"Lascialo squillare!". Ia voce stava prendendo le note da contralto, e compresi ch'era sul punto d'esplodere, ma feci finta di nulla e continuai:
"Se la casa va a fuoco?"
"Lassala sci' e inde o fueche sacce je ci s'avvà scettà! Gocce a tte e tutte chedde comm'atte: e l'antifone la sie accapisciute?"(lasciala andare nel fuoco e nel fuoco so io chi si deve gettare. E l'antifona l'hai capita?", non tardò l'esplosione, col suo
Di antifona, non colsi ombra; il concetto era chiaro: le donne che si permettono attività al di fuori delle mura domestiche sono indegne come madri e come mogli.
Io ero una di quelle.
In un'altra occasione l'avrei mandata al diavolo, ma quel giorno mi sentivo particolarmente serena.
Il mare, appena increspato da una gradevole brezza, congiungendosi al cielo con i suoi ricami di nubi rosate, mi procurava un senso di benessere davvero speciale; in pace con me stessa, riuscivo a compatire le altrui fissazioni.
Allora, vincendo la pigrizia di quell'insolito stato di grazia, mi avvicinai a lei e le dissi:
"Perdonami, amica mia! Conosco la tua abilità di cuoca, mentre io mi reputo una frana, ma ho tempo per imparare. Dai, continua, che ti ascolto.
Soddisfatta per aver vinto la sua battaglia, riprese a parlarmi dei suoi taralli, iniziando dalle dosi degli ingredienti, che prima aveva trascurato. Fingevo di ascoltarla, annuendo di tanto in tanto, come presa da ciò che mi andava snocciolando. In verità, i miei pensieri erano rivolti alla speciale categoria di donne, che sacrificano se stesse, insieme alle loro aspirazioni, ai loro sogni per attendere, con grande efficienza, ai bisogni primari della famiglia.
E Teresa era una di quelle.
Tuttavia, con il figlio il suo modo d'intendere la vita non aveva funzionato.
":I figli non solo di taralli si nutrono, ma anche del tempo di una madre rilassata, disponibile, attenta ai bisogno della loro anima, oltre a quelli del loro corpo", le dicevo allorché mi confidava le sue amarezze. Semplici basilari concetti che la sua caparbia le impediva di considerare.
"Acchiamentatela, chedda svergognate, tutte ignude!" (guardatela, quella svergognata, tutta nuda!"esclamò,interrompendo la lezione dei taralli ed i miei pensieri.
Ma la sua veemenza altro non era altro che il modo di nascondere il suo dolore. Aveva visto il figlio che, ignorando la ragazza in topless e tutto il resto del mondo, passeggiava a riva, solo e infelice, alla ricerca della sua identità.
Non contestai il suo atteggiamento e non feci commenti, limitandomi ad un comprensivo sorriso. E lei capì che le ero solidale, perché talvolta il silenzio aiuta più delle parole.

(continua)


Vally Sabbà pubblicato il 23.03.2010 [Testo]


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